Al primo piano della casa padronale. All’esterno, il numero della camera è a terra, nel pavimento del mezzanino, sigillato nella graniglia che è un come un ricamo: 4 è il numero della Suite Novecento. È la prima che si incontra sulla destra, la Novecento.
Che nome bello è stato scelto per questo ambiente, un nome impegnativo, denso, che fa pensare all’eleganza e alla sobrietà, alla sicurezza dell’approdo ma anche al tumulto del cambiamento.
Un guardaroba scuro con guarnizioni di ottone dorato è un bel simbolo di tenacia e amore per la tradizione, il caminetto sposa il marmo grigio al mattone pieno, il pavimento a larghe liste di legno di rovere conferisce un’atmosfera accogliente e calda. Se alziamo lo sguardo al soffitto, troviamo delicate ghirlande e leggere grottesche nelle tinte pastello, che danno un tono gioioso all’insieme. E l’insieme è davvero magnifico, con la sua esposizione d’angolo che affaccia da un lato sulla chiesetta di San Giorgio attraverso una bellissima finestra ad arco spezzato, dall’altro - dalla bella porta-finestra - sul giardino dei bossi e delle rose e, oltre, sulle gentili colline del Monferrato.
Non vi inganni tuttavia questa descrizione, la serietà piemontese ha un ripensamento, nella Suite Novecento: una grande vasca di marmo bianco posata su un pavimento sopraelevato è la vera protagonista della stanza, di fronte al caminetto, abbracciata dalle finestre. Proprio qui si frantuma la sobrietà diventando capriccio, joie de vivre, spensieratezza con un pizzico di voluttà. Molto chic, un po’ glamour.
Il Novecento ritorna in una stampa alla parete e in un cavalluccio posato sulla mensola del camino, un gioco antico, passatempo dei nostri bisnonni, bellissimo oggetto.